a cura di Gloria Viale
Opening: Mercoledì 27 giugno 2018 dalle 18.00
Periodo: 28 giugno – 4 agosto 2018 c PROROGATA fino all’8 settembre 2108
Sede: VisionQuesT 4rosso
Piazza Invrea 4 r, 16123 Genova
+39 010 2464203 – +39 335 6195394
Orario: dal martedi al sabato 15.00 – 19.00 e su appuntamento
www.visionquest.it
Informazioni: info@visionquest.it
Sarà presente l’artista
“Riviere narra di un’isola che fu l’ossessione di mio nonno che egli avvistò durante una gita nelle acque dell’Adriatico, un avvenimento che non venne mai accertato”.
Realizzato durante una residenza d’artista svolta sulla Riviera Romagnola nel 2014, questo lavoro è stato commissionato dal Bellaria Film Festival e narra di una memoria familiare.
Valentina Vannicola racconta che una mattina di settembre del 1991, i suoi nonni paterni presero parte ad una gita in barca al largo delle coste di Rimini, diretti nel punto dove ventidue anni prima era stata bombardata dallo Stato Italiano una piattaforma in mezzo al mare, progettata e dichiarata indipendente da un ingegnere bolognese e chiamata Isola delle Rose.
E’ durante quel viaggio che il nonno di Valentina avvista qualcosa al largo e, convinto che si tratti di un isolotto, lo comunica agli uomini di bordo che pero’ ne negano la possibilità.
Le immagini di Riviere raccontano dell’Isola delle Rose, della convinzione del nonno della fotografa della sua esistenza e di un sottile confine tra realtà e fantasia, capace di mutare in ossessione.
Il lavoro di Valentina si può inserire all’interno della staging photography, quell’area della fotografia contemporanea che si presenta come una messa in scena capace di creare una sorta di tableaux vivant, dove i protagonisti delle sue immagini sono attori non professionisti e scelti dalla fotografa nella comunità dove lavora per un determinato progetto.
La sua ricerca artistica nasce dalla lettura visuale di un testo, sia questo letterario, poetico o racconto, resa attraverso suggestioni e rielaborata grazie alla struttura cinematografica appresa durante gli anni dell’Università, nella creazione di scenografie entro le quali far muovere i suoi protagonisti. I suoi sono set meticolosamente preparati, dai quali si evince una sospensione temporale, capace di rendere la storia onirica e talvolta ironica.
“Riviere” si divide in due sezioni che comprendono immagini sopra e sotto la superficie del mare.
Le prime mostrano dei paesaggi persi del chiarore dei colori, desaturati e freddi, dove le figure sembrano perse nel tempo, in attesa di una qualsiasi azione altrui, come degli attori immobili prima del ciak. Sono scatti delicati capaci di raccontare la presenza nell’assenza, nel tentativo di stabilire il confine tra realtà e fantasia di quel racconto del nonno per arrivare a capire fin dove avesse avuto ragione.
Ma quella della verità è una storia diversa e lo svelano le fotografie sotto il mare, opposte per colore e presenza, dove dalle tonalità della notte appaiono animali o creature immaginifiche, tali da sottolineare che la ricerca della verità qui è altra cosa.